PUNTO di VISTA – Piracy Shield: la ragion di Stato sul calcio e sui diritti d’autore
Scritto da admin il 29 Dicembre 2023
Lotta alla Pirateria: i dubbi sulla stringente quanto impervia tutela dei diritti nel web in Italia
Fin dai tempi del contrabbando del sale e delle sigarette, dalle cassette musicali a quelle video, per arrivare ai videogiochi e software telematici, l’Italia dei furbi nel commercializzare e/o usufruire di musica o film attraverso canali illegali, ha sempre avuto molti seguaci. Con l’arrivo delle Pay Tv terrestri nacquero le visioni in sharing condominiale, mentre le satellitari portarono smartcard e programmatori di backdoor in tutte le salse. Ma è stata la grande crescita della rete Internet e la disponibilità di contenuti e delle piattaforme Pay sul web, che hanno portato in tale mondo una grande evoluzione in tecnologie, ma soprattutto un numero sempre più elevato di utenti illegali. L’arrivo della IP TV nei tempi moderni, ha dato il colpo di grazia.
La conferma viene da una indagine sulla pirateria audiovisiva del giugno 2023 commissionata da FAPAV, Federazione per la tutela delle industrie dei contenuti audiovisivi e multimediali, alla IPSOS, azienda multinazionale leader nel settore delle ricerche di mercato.
Tale ricerca cita testualmente: “Nel 2022 la pirateria audiovisiva in Italia coinvolge poco meno della metà della popolazione adulta (42%). Tale dato resta stabile rispetto a quanto misurato negli ultimi anni dopo la pandemia… Incrementa però lievemente la frequenza di fruizione pirata, il che genera un aumento della stima complessiva degli atti di pirateria: poco meno di 345 milioni. Rispetto allo scorso anno, quando gli atti erano circa 315 milioni, il dato è quindi cresciuto del +9%.”
Nello specifico la stima complessiva degli atti di pirateria nel 2022 è ripartita come segue: il 35% sono film, il 30% serie/fiction, il 23% programmi, il 12% sport live.
Un po’ di Storia
Il Governo Meloni, spinto da tali dati e dagli stessi interessati che li avevano forniti, in nome del contrasto alla pirateria ha promulgato la legge 14 luglio 2023 n.93 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d’autore mediante le reti di comunicazione elettronica”
È chiamata la legge “anti-pezzotto” voluta comunque da tutte le forze parlamentari per contrastare la pirateria, un fenomeno che da anni dilaga indisturbato e provoca danni economici ad un intero settore industriale, finanziando la criminalità e varie attività illecite.
Nel primo testo di legge, in vigore dal 08 agosto 2023, sostanzialmente vengono identificate tre figure: il titolare dei diritti, l’autorità, e i prestatori di Servizi e accesso alla rete.
La dinamica prevista era la seguente:
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il titolare dei diritti, o suo delegato, attraverso un segnalatore attendibile, presenta all’Autorità la richiesta di immediato blocco della risoluzione DNS dei nomi di dominio e dell’instradamento del traffico di rete agli indirizzi IP oggetti di pirateria;
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L’Autorità con un proprio provvedimento ordina ai prestatori di servizi e accesso alla rete l’esecuzione di tali blocchi entra trenta minuti dalla comunicazione.
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I Prestatori di servizi di accesso e servizi di rete entra trenta minuti attuano i blocchi nelle loro reti comunicandone l’esito.
Facciamo un esempio: la lega calcio comunica, sotto la propria responsabilità, all’Autorità i dati IP/DNS dei Server da dove, a suo insindacabile giudizio, vengono trasmessi eventi live (es. partite di calcio) per lo streaming illegale. L’autorità ordina ai Provider il blocco nella rete da e verso quell’IP/DNS entro trenta minuti.
Già qui si incontrano i primi dubbi: ma come si decide e con quale sicurezza un blocco dell’IP o una risoluzione DNS da parte dei primi? L’autorità, effettua il controllo prima di emettere un provvedimento di blocco che può diventare anche illegittimo per i Provider se non giustificato?
I blocchi effettuati dai Provider, che effetto avranno alla luce dei servizi di operatori esteri satellitari e soprattutto dei fornitori di servizi VPN, se non aderenti? I trenta minuti massimi, che espongono a sanzioni se non attuati, come potranno essere implementati dai piccoli e medi operatori alla luce dei costi da sostenere senza nessun ristoro?
A queste, e altre domande, risponderà un futuro Regolamento che ci si appresta a preparare attraverso incontri nelle sedi Ministeriali tra i vari titolari dei diritti, l’autorità e i Provider. Viene anche indicata la creazione di una piattaforma telematica per rendere automatica la procedura.
Già dai primi incontri al MIMIT però si capisce che non è cosa facile, il web è un grande mondo e occorre sinergia, e già da subito si nota la mancanza di molti protagonisti in questione, specialmente i grandi gestori di VPN e ISP satellitari mondiali, prendendo atto che i tempi previsti di attuazione della piattaforma tecnica di sei mesi forse non saranno sufficienti.
La fretta e gli emendamenti
Ma gli interessi corrono, specie quelli calcistici, e così nelle more della conversione in legge del decreto legge 15 settembre 2023 n.123, recante “misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile”, vengono inseriti emendamenti che vanno a modificare, in modo pesante la legge numero 93 del 14 luglio 2023, rendendola molto più incisiva e stringente, ma anche più condizionata dai Titolari dei Diritti. (Art. 15-ter)
Sostanzialmente, modificando delle semplici parole all’art.2 comma 4, le parole: “… dall’Autorità ai soggetti” sono state sostituite con le seguenti: “... all’Autorità e ai soggetti”. Cambiano solo due lettere, ma ciò basta per stravolgere radicalmente il senso della frase. Infatti prima era l’Autorità a segnalare simultaneamente a tutti i provider gli indirizzi da bloccare: adesso i titolari dei diritti hanno il potere di comunicare loro direttamente, mettendo in “copia” AGCOM. Ma possono questi privati dare disposizioni dirette ad altri privati al posto della stessa Autorità pubblica?
Vero nel comma 2 troviamo “l’Autorità… ordina ai…”e nel successivo comma 5 si trova il “…dall’Autorità ai prestatori” ma nello stesso poi si richiama nuovamente il precedente comma 4 “ … all’Autorità e ai soggetti”, una miscellanea dove l’interpretazione di parte diventa determinante.
La domanda spontanea è il perché inserire emendamenti della legge antipirateria nella trattazione del testo sul disagio giovanile, forse l’interesse a velocizzare la prima, modificandone parti importanti, anche alla luce in agosto, dell’arrivo all’Autorità AGCOM, di una piattaforma PIRACY SHIELD , donata proprio dalla Lega Calcio.
Con tale piattaforma, sulla cui certificazione di attendibilità dovrebbe interessarsi lo stesso Garante (che la riceve in regalo), arriva anche l’emendamento che accorcia da sei a tre mesi l’attuazione tecnica: stanno partendo le partite e occorre fare in fretta evidentemente.
Ma le cose non sono finite qui, attraverso un’altra piccola variazione del testo di legge: “Nelle more della piena operatività della piattaforma sono comunque applicabili tutte le disposizioni previste nella presente legge, ivi incluso quanto previsto all’articolo 2, e resta fermo quanto previsto dalla citata deliberazione dell’Autorità n. 680/13/CONS del 12 dicembre 2013”.
In sostanza anche senza piattaforma funzionante, la Lega Calcio può inviare una richiesta di blocco IP/DNS ai provider, con il tacito assenso dell’Autorità, e il successivo emendamento Cirianni ha di fatto blindato tutto il testo.
Parte la Piattaforma Piracy Shield
Arriviamo così al 7 dicembre 2023 quando la piattaforma PIRACY SHIELD diviene operativa, e lo stesso AGCOM il giorno successivo attraverso un comunicato stampa ne valida la funzionalità.
“ Il funzionamento della piattaforma si basa su un sistema machine to machine: i titolari accreditati, che hanno già ottenuto un provvedimento cautelare per la tutela del diritto protetto, a fronte di ulteriori violazioni del medesimo diritto, possono “caricare” le segnalazioni di violazione, assistite da un adeguato corredo probatorio, sulla piattaforma che le indirizza automaticamente agli ISP accreditati i quali provvedono al blocco dell’indirizzo IP e/o dell’FQDN entro i successivi 30 minuti “.
La PIRACY SHIELD diventa quindi lo strumento automatico condiviso tra i titolari dei diritti/Segnalatori e gli Operatori ISP, entrambi accreditati, sotto l’autorità giuridica del AGCOM. I primi potranno “caricare” gli IP / FQDN da bloccare attraverso i loro Segnalatori attendibili, che verranno inviati ai secondi per il blocco entro trenta minuti.
Tutti gli ISP (Internet Service Provider) avranno tempo fino al 31 gennaio 2024 per adeguare il funzionamento automatico di blacklist, e c’è una grande apprensione per la sorte di molti piccoli Provider, definiti di prossimità, che dovranno sostenere costi e adempimenti fuori dalle loro possibilità.
Gli Operatori di Prossimità
Di tale categoria occorre sottolineare il grande merito di aver portato Internet, a proprie spese, dove i grandi operatori non avevano interesse economico a farlo, paesi montani, piccole e medie comunità fuori mano, che sarebbero rimaste isolate senza di essi. La loro presenza nei territori ha inoltre spezzato il regime di monopolio, generando una sana concorrenza che ha costretto i grandi a ridurre gli irragionevoli prezzi agli utenti dei servizi di connettività.
Ne abbiamo parlato con Gianbattista Frontera, Presidente di Assoprovider, associazione rappresentativa di circa 250 piccole e medie imprese ISP ( Internet Service Provider) in Italia , che ha presentato un ricorso al TAR del Lazio, impugnando le modifiche al Regolamento in materia di diritto d’autore e i presupposti della stessa legge 93 del 14 luglio 2023, entrata in vigore lo scorso otto agosto.
Frontera, pur ribadendo essere sacrosanta la tutela dei diritti, e quindi la lotta alla pirateria, ritiene che non sia compito della categoria fare i “poliziotti” del web, dovendo sostenere, tra l’altro, gli alti costi di personale e di software per tutti gli adempimenti senza nessun ristoro. Egli ricorda che già la stessa legge del 15 settembre 2023 ha imposto ai Provider di attivare il servizio Parental Control a titolo completamente gratuito per gli utenti residenziali, con costi di software e hardware a carico degli stessi, cosa che avrà un impatto ben diverso tra i grandi operatori e i piccoli. “ E’ anche una battaglia di civiltà, che oggi ha come tema internet e domani chissà, oltre a quella per la sopravvivenza di tante piccole imprese così tanto importanti nel settore, e a tutela degli stessi addetti”
Tornando alla Piracy Shield e ai Segnalatori, viene da chiedersi come vengano identificati gli IP / FQDN oggetto di reato, essendo i dati TCP/IP criptati con vari protocolli nelle varie fasi di trasporto e molto spesso “blindati “ sotto anonime VPN, come scoprirli allora senza violare la legge sulla Privacy? Potremmo analizzare l’incremento dei flussi dei dati nella rete, utilizzando la potenza e flessibilità della Intelligenza Artificiale, ma senza analizzare i pacchetti come si capisce se e quali sono oggetto di dolo?
Sul blocco degli IP, vi è da sottolineare anche l’aspetto tecnico non trascurabile che tale azione possa influire anche su altri siti e servizi, tipo web-mail, che nulla c’entrano con la pirateria.
Infatti basta andare a verificare con una semplice utilty un qualsiasi dominio, esempio whois.domaintools, per leggere quanti altri siti o servizi sono condivisi con uno stesso IP.
Facciamo un esempio per capire con il sito “ www.repubblica.it ” che dalla risoluzione inversa porta a una serie di informazioni pubbliche tra cui questa: IP Address 18.161.6.25 – 4,449 other sites hosted on this server. Praticamente con il blocco di tale IP si fermano 4450 siti in totale, la cui identità è ottenibile con il Reverse IP.
Riassumendo, la richiesta di blocco IP “caricata” dai titolari di diritti nella piattaforma condivisa, Piracy Shield, inviata automaticamente direttamente ai Provider accreditati, senza nessun controllo da parte AGCOM, può potenzialmente bloccare anche siti e servizi “puliti”, che nulla hanno a che fare con la pirateria.
I nostri dubbi
Ritenendo lecito e legittimo il contrasto alla pirateria, oltreché doveroso nei confronti dei lavoratori coinvolti e di chi paga i servizi regolarmente, non possiamo non evidenziare questi temi con dubbi e domande:
1 – la fretta imposta partendo dall’impianto legislativo, fino all’attuazione di quello operativo, ad oggi ancora lacunoso, in un contesto molto vasto e complesso come quello del web
2 – l’imposizione dei blocchi delegato a privati su una piattaforma “regalata” dagli stessi, sulla cui certificazione a garanzia non vi è citazione o traccia a noi conosciuta.
3 – Il criterio con cui si identificano gli IP o i Domini pirati senza violare la Privacy e la sicurezza dei dati nel web
4 – la certezza che tali domini o IP siano effettivamente oggetto di dolo, ricondotta solo a “Segnalatori attendibili “
5 – l’invio “d’ordine di blocco” senza preventiva verifica da parte AGCOM, ma validata automaticamente, su cui i destinatari non hanno nessun potere contraddittorio.
6 – La reale possibilità che le indicazioni dei Segnalatori , fermino anche servizi strategici, di aziende e realtà di pubblica utilità, estranei al dolo , e tutti gli eventuali danni collaterali derivanti da blocchi IP di server in comune, in una apparente logica del “costi quel che costi ”
7 – Chi risponde di eventuali danni subiti dagli indebiti destinatari di blocchi?
8 – Dopo quanto tempo e su quale comunicazione si rimuovono tali blocchi?
9 – La dubbia quanto non scontata adesione di fornitori di accesso internet, esempio Starlink, di Hosting e servizi VPN internazionali, restando imposizione certa solo a livello italiano, telematicamente facilmente aggirabile, che di fatto oltre penalizzare solo le nostre aziende rende potenzialmente inefficace il Piracy Shield.
Tali fattori a nostro giudizio rappresentano il tallone d’Achille della Piracy Shield, del Governo e della Autorità subdelegata che Esso rappresenta.
Pare proprio, che la legittima tutela dei diritti di autore sia oggi divenuta una “Ragion di Stato”, per la quale poco o nulla contano le possibili chiusure di aziende di servizi per l’imposizione di costi e sanzioni, i danni per blocchi a estranei, le possibili segnalazioni sbagliate o mirate, e la tutela della Privacy che non sappiamo rispettata. Ma sopratutto si è affidato un potere di censura a strutture private senza alcun controllo di un Ente terzo o dello Stato, che di fatto segna una abdicazione in automatico dello stesso Governo.
Potremmo anche constatare come non vi sia stata una levata di scudi contraria da parte delle forze politiche di opposizione, forse proprio perché, in particolare il Calcio, è uno dei temi più forti e trasversali a tutti gli schieramenti.
Su questa linea la memoria ci riporta agli anni 2000, quando il Governo a più riprese, cercò di obbligare, senza riuscirci, gli operatori Tele+ e Stream al famoso decoder unico.
In quel caso già il mondo della PAYTV del calcio, grazie ai diritti, fece intendere il proprio peso, disattendendo ogni indicazione dello Stato: vi immaginate cosa sarebbe successo se avessero oscurato agli italiani le partite la domenica? Un rischio che allora nessuno volle correre e le trasmissioni continuarono senza indugi oltre le varie scadenze temporali fissate.
Oggi, quello che noi percepiamo in questo testo di legge e nella Piracy Shield, oltre i dubbi sopra espressi, è che i detentori di diritti, in primis la Lega Calcio, si siano sostituiti addirittura alla stessa Autorità, entrando a “gamba tesa” nel mondo Web e i suoi protagonisti, in nome del contrasto all’illegalità, ma sopratutto per la difesa dei propri proventi, mettendo Internet sotto la spada di Damocle ad arbitrari, quanto di dubbia autorità e possibili non attinenti al fine… click su tastiera.
P.S. al momento che scriviamo siamo già in possesso dei manuali per SEGNALATORI e Addendum della piattaforma, dove a nostro avviso, i nostri dubbi rimangono gli stessi.
Giuseppe Misuri
Aggiornamento del 24/01/2024 Il TAR boccia il ricorso di Assoprovider, via libera al blocco in 30 minuti dei siti segnalati per la pirateria.
Approfondimenti e riferimenti del presente articolo
https://www.dday.it/redazione/47299/legge-antipirateria-gli-emendamenti-salva-calcio-del-governo-gli-ip-saranno-bloccati-senza-il-controllo-di-agcom di Roberto Pezzali
https://assoprovider.it/tlc-leggi-antipirateria-assoprovider-tar/
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/07/24/23G00103/sg
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/11/14/23A06292/sg
Si ringrazia per la consulenza – Ugo Viti – Luca Varlese – Marcello Comanducci – Stefano Sestini
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